Perché i brand usano sempre di più i concorsi a premio per raccogliere dati di prima parte
13 Ottobre 2025
Head of digital innovation & incentive @sdm - Linkedin profile

La fine dei cookie di terza parte, l’inasprimento delle normative sulla privacy, la crescente diffidenza degli utenti e il calo delle performance dei form tradizionali stanno spingendo i brand a ripensare le proprie strategie di acquisizione dati.

In questo scenario, i concorsi a premio stanno vivendo una nuova primavera: non più semplici azioni di visibilità o promozione, ma veri acceleratori di relazioni in grado di generare engagement, fiducia e soprattutto dati di prima parte (first-party data) in modo lecito, profilato e volontario.

 

Dal tracciamento invisibile al consenso esplicito

La progressiva scomparsa dei cookie di terze parti ha stravolto il paradigma del digital advertising: il comportamento degli utenti non può più essere monitorato passivamente, e la personalizzazione delle campagne deve ora poggiare su consensi espliciti e dati raccolti in modo diretto.

Secondo una ricerca di Salesforce, l’87% dei CMO considera i dati di prima parte come la risorsa più strategica per la crescita del brand, ma meno della metà si sente preparato a raccoglierli e valorizzarli in modo efficace.

Di fronte a questa sfida, molte aziende stanno riscoprendo una leva storica del marketing promozionale: il concorso a premio.

 

Il concorso come strumento di raccolta dati (e non solo di engagement)

Un concorso ben strutturato può offrire molto di più di visibilità o traffico: può diventare una fonte preziosa di dati reali, rilevanti e aggiornati, forniti volontariamente dal consumatore in cambio di un’opportunità concreta di vincita.

Secondo dati aggregati da Deloitte e Adobe, i concorsi digitali con un’esperienza fluida e un premio attrattivo registrano tassi di opt-in tra il 35% e il 60%, valori nettamente superiori rispetto ai moduli di iscrizione tradizionali.

 

Perché i concorsi funzionano davvero

  1. Valore percepito immediato

L’utente riceve un beneficio tangibile (la possibilità di vincere un premio), in cambio di un’azione semplice e chiara. La relazione si basa sulla reciprocità, e il dato viene ceduto volentieri.

  1. Esperienza emozionale e memorabile

La raccolta dati non è più un obbligo, ma un momento di gioco, scoperta o interazione. Che sia uno “spin & win”, un quiz o una caccia al tesoro, il concorso attiva emozioni e stimola la partecipazione.

  1. Fiducia e trasparenza

Quando le regole sono chiare e l’esperienza è fluida, il brand appare affidabile e corretto. L’utente si fida, partecipa e spesso accetta anche di restare in contatto.

  1. Effetto rete

Meccaniche come “invita un amico”, “condividi per raddoppiare le chance” o “commenta per partecipare” trasformano il concorso in uno strumento virale, che moltiplica il reach e raccoglie dati in modo scalabile.

 

Cosa intendiamo per “dati di prima parte”?

Non parliamo solo di nome ed email, ma di un patrimonio informativo profilante, che può includere:

  • Preferenze di consumo
  • Informazioni socio-demografiche
  • Dati geolocalizzati
  • Intenzioni d’acquisto
  • Abitudini digitali
  • Risposte a survey o quiz
  • Interazioni con contenuti brandizzati

Questi dati possono alimentare in modo strutturato il CRM, i workflow di marketing automation, il retargeting e i modelli predittivi. E sono utilizzabili in piena compliance, perché ottenuti con consenso esplicito.

 

Dove funzionano meglio: micrositi, QR code, social

 Micrositi brandizzati

Sono il canale più efficace per raccogliere dati strutturati, offrendo un ambiente sicuro e controllato. Permettono di gestire T&C, privacy, opt-in multipli e survey di profilazione.

QR code su pack o in store

Ideali per attivare esperienze omnicanale: il consumatore vede il messaggio, scansiona il codice e accede a una landing promozionale, lasciando i propri dati in un momento rilevante.

 Social media

Le meccaniche “commenta e vinci” su Instagram o “tagga un amico” su TikTok non raccolgono dati strutturati, ma generano attenzione e traffico verso canali dove si può avviare una raccolta più completa (come un microsito).

 

I concorsi dentro una strategia data-first

Un concorso efficace non è un’azione isolata, ma un nodo all’interno di una strategia strutturata:

  1. Acquisizione → partecipazione al concorso e opt-in
  2. Segmentazione → profilazione in base alle risposte
  3. Attivazione → email di follow-up, offerte personalizzate
  4. Fidelizzazione → inserimento in programmi loyalty
  5. Analisi → insight comportamentali per migliorare la strategia

Con strumenti avanzati (CRM, DMP, CDP), il dato raccolto tramite un concorso può essere agganciato a tutte le fasi del customer journey.

 

Non basta “fare un concorso”: serve farlo bene

Un concorso è efficace solo se è progettato con attenzione, dal punto di vista:

  • Legale (trasparenza, regole, privacy, antifrode)
  • Tecnico (form responsive, flussi sicuri, backend integrabile)
  • Creativo (meccanica stimolante, premio credibile)
  • Strategico (coerenza con la brand identity e gli obiettivi di business)

Troppo spesso si vedono concorsi “improvvisati” o scollegati dalla strategia dati: è uno spreco di risorse e un’occasione mancata.

 

In sintesi: il concorso come leva strutturale

AspettoVantaggio
Raccolta datiAlta propensione all’opt-in
ProfilazioneInformazioni volontarie e dettagliate
EngagementCoinvolgimento emotivo e memorabile
FiduciaTrasparenza e UX positiva
ComplianceAdatto ai nuovi standard di privacy

 

Conclusione

Nel marketing moderno, la relazione batte il tracciamento. E il dato non è più un sottoprodotto, ma il cuore della strategia. In questo contesto, i concorsi a premio si affermano come uno degli strumenti più intelligenti e versatili per raccogliere first-party data in modo etico, efficace e scalabile.

Chi saprà integrarli all’interno di un ecosistema di marketing orientato alla relazione, otterrà un vantaggio competitivo duraturo.

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